Ipoglicemizzanti orali
Ipoglicemizzanti orali: cosa sono?
Gli ipoglicemizzanti orali sono farmaci di prima scelta per la cura del diabete mellito non insulino-dipendente, ovvero il diabete di tipo 2, ma del tutto inefficaci in caso di completa deficienza delle cellule β del pancreas, condizione tipica del diabete di tipo 1. Questi farmaci sono così definiti perché vengono somministrati per via orale e agiscono iperattivando le poche cellule ancora funzionanti del pancreas e sensibilizzando i tessuti periferici alla captazione di insulina.
La loro scoperta ha segnato una rivoluzione nel campo della cura del diabete, che a partire dal 1921 veniva trattato esclusivamente con l’insulina. Gli ipoglicemizzanti orali rappresentano un gruppo eterogeneo di sostanze che, a differenza dell’insulina che viene degradata a livello gastrico, sono caratterizzate da una buona biodisponibilità orale e da diversi meccanismi d’azione.
Infatti gli ipoglicemizzanti orali consentono un aumento della secrezione di insulina, una riduzione della secrezione di glucagone, della produzione epatica di glucosio, dell’assorbimento di glucosio e degli acidi grassi.
Ipoglicemizzanti orali: quali sono?
I farmaci antidiabetici orali per la cura del diabete possono essere suddivisi in quattro grandi categorie:
- Insulino-stimolanti, che comprendono le sulfaniluree e i glinidi
- Insulino-sensibilizzanti, che comprendono le biguanidi e i tiazolidinedioni
- Inibitori delle a-glucosidasi intestinali
- Inibitori della dipeptidil-peptidasi IV
Ipoglicemizzanti orali: gli insulino-stimolanti
Gli ipoglicemizzanti orali insulino-stimolanti, sono utilizzati nella cura del diabete, per lo più in associazione con metformina o da soli nel diabetico magro. Il meccanismo d’azione di questi antidiabetici orali, in particolare delle sulfaniluree, consiste nella stimolazione della secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas, naturalmente solo nei casi in cui il pancreas sia ancora in grado di produrre insulina.
A causa del loro meccanismo d’azione e per il ridotto assorbimento indotto dal cibo, le sulfaniluree devono essere assunte circa 30-40 minuti prima dei pasti, affinché la loro efficacia possa esprimersi al massimo, invece i composti non sulfonilureici come la repaglinide e la nateglinide, che hanno il vantaggio di potente ma breve azione, vengono somministrate durante il pasto. Questi ipoglicemizzanti orali hanno lo svantaggio di non essere indicati nella cura del diabete in concomitanza con malattie renali o epatiche, né in stato di gravidanza.
Purtroppo gli ipoglicemizzanti orali sulfaniluree, in quasi i tutti i casi, dopo un periodo di tempo di circa 10 anni, perdono la loro efficacia nella cura del diabete. Si ritiene che tale fenomeno sia dovuto alla desensibilizzazione dei recettori per le solfaniluree presenti sulla superficie delle cellule beta del pancreas.
Ipoglicemizzanti orali: gli insulino-sensibilizzanti
Gli insulino-sensibilizzanti agiscono potenziando la ricezione del segnale insulinico in periferia. In particolare le biguanidi fra cui la metformina, rappresentano il cavallo di battaglia nella cura del diabete e la loro funzione è quella di bloccare la produzione di glucosio da parte del fegato, senza causare ipoglicemia a differenza delle sulfaniluree.
Grazie alla mancata azione che hanno sulla produzione e la secrezione dell’insulina, le biguanidi sono particolarmente indicate nella cura del diabete nei soggetti obesi, per i quali è preferibile non stimolare la produzione di insulina che determina aumento di peso.
I tiazolidinedioni come il pioglitazone, sono farmaci fortemente innovativi che attivano sequenze del DNA e trascrivono dei messaggeri, con un incremento della sensibilità all’insulina e riduzione della glicemia. Questi ipoglicemizzanti orali funzionano da soli o associati a metformina. Possono, però, causare aumento di peso, ritenzione idrica e non sono indicati nella cura del diabete in pazienti con scompenso cardiaco o con carcinoma della vescica.
Ipoglicemizzanti orali: gli inibitori delle a-glucosidasi intestinali
Gli inibitori delle a-glucosidasi intestinali sono farmaci utilizzati nella cura del diabete e degli stati iperglicemici, poiché sono in grado di ridurre l'incremento dei valori glicemici post-prandiali. Questi ipoglicemizzanti orali si trovano in commercio in specialità medicinali che contengono acarbosio e miglitolo.
L’acarbosio è un pseudo tetrasaccaride e il miglitolo è un derivato di un composto naturalmente presente in alte concentrazioni in tutte le parti del Morus Alba. Il miglitolo, in particolare, si è dimostrato efficace nella cura del diabete mellito di tipo 2, nel ridurre l’appetito e stabilizzare il peso corporeo.
Ipoglicemizzanti orali: gli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV
Gli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV sono una classe di farmaci ipoglicemizzanti orali che possono essere utilizzati per la cura del diabete mellito di tipo 2. Essi agiscono inibendo la DPP-4 e aumentando i livelli circolanti delle incretine GLP-1 e GIP che a loro volta inibiscono la secrezione del glucagone, con conseguente abbassamento della glicemia, incremento della secrezione di insulina e diminuzione dello svuotamento gastrico.
Uno studio in vitro ha però evidenziato la possibilità che questi ipoglicemizzanti orali favoriscano la trasformazione di cellule intestinali normali in cancerose, in altri termini possano favorire lo sviluppo di alcune forme di cancro, dato che la DPP-4 sembra funzionare come un soppressore nello sviluppo del cancro e di tumori.